L’evoluzione delle nuove tecnologie porta alla luce nuovi fattori sociali e domande relative
al coinvolgimento delle parti che le utilizzano. Si parla di web 2.0, 3.0 e oltre, indicando in questo modo evoluzioni più o meno sostanziali nel modo di comunicare tra individui attraverso la rete.
Se prima i pc portatili hanno sdoganato verso la grande massa l’utilizzo dei Social Networks e degli applicativi sempre più alla portata di tutti, gli smartphone hanno creato la grande possibilità di muoversi portando con sé una vera e propria postazione multimediale sempre connessa e performante.
Anche il sistema della Giurisprudenza ha subito enormi modifiche e già dal giugno 2014 è entrato in vigore il Processo Telematico con lo scopo di semplificare i depositi di atti e ricorsi.
Il divorzio 2.0
Sono l’inghilterra e il Galles ad aver sperimentato per primi una nuova tendenza che vede coinvolti i coniugi che vogliono separarsi via web.
Sì, il progetto di questi due Paesi è quella di snellire ulteriormente le pratiche di divorzio con un progetto che prevede di stanziare circa 1 milione di sterline per permettere alle coppie di fare richiesta di separazione e divorzio online.
Nella fase pilota del progetto sono arrivate circa 1000 domande e nel 91% dei casi gli utenti si sono dichiarati molto soddisfatti del servizio.
Skype e siti dedicati.
La possibilità di risolvere i problemi legali online non è solo circoscritta alle separazioni e ai divorzi ma il progetto si estende a contese legali legate alle tasse. Dal 2010 ad oggi in Gran Bretagna sono stati chiusi circa 250 dipartimenti di giustizia. Se il progetto dovesse andare in porto, si prevede la chiusura di 6.500 tribunali.
Non tutto è a portata di click
Ne deriva una grande polemica da parte degli organi di giustizia e degli operatori professionali. E questo non soltanto perché molti posti di lavoro sarebbero minacciati. E’ soprattutto perché i processi telematici nei quali i cittadini, i detenuti e tutti coloro che hanno necessità di rivolgersi a un avvocato avverrebbero al di là di uno schermo. Questo rischierebbe di azzerare del tutto il dialogo tra Avvocati e parti rappresentate. L’associazione Transform Justice, che si occupa di promuovere una giustizia rispettosa dei diritti umani, ha fatto notare come i processi seguiti da remoto renderebbero la partecipazione più complicata. Questo vale soprattutto per chi viene accusato e seguirebbe le udienze da una stazione di polizia o addirittura da un carcere. Per loro diventerebbe così difficile avere un dialogo con il proprio avvocato e quindi vedersi assicurata una corretta difesa.
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